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Giunge a conclusione il condotto dall’Università di Bologna e dal Politecnico di Bari con un bilancio più che positivo e tanto entusiasmo. Sono queste le considerazioni emerse nel corso della conferenza stampa conclusiva che si è tenuta venerdì 2 luglio a Roma, alla Camera dei Deputati, alla presenza della Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Sen. Assuntela Messina, della prof.ssa Renata Archetti, docente dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto e del prof. Leonardo Damiani del Politecnico di Bari.

«Se è noto che alcuni effetti dei cambiamenti climatici sono di fatto inarrestabili – ha dichiarato la Sottosegretaria Messina – è altrettanto vero che la questione ambientale ha acquisito assoluta centralità nel dibattito pubblico europeo e globale. Sono diversi i consessi a livello comunitario e internazionale in cui si discute sul tema prestando ulteriore attenzione ai segnali di allerta della comunità scientifica, ai fini dell’individuazione di soluzioni e obiettivi per contrastare e ridurre le conseguenze più dannose». «La raccolta e l’analisi di Big Data, l’uso del cloud computing e dell’intelligenza artificiale – ha aggiunto la Senatrice – ad esempio, sono possibilità eccellenti per effettuare le attività di monitoraggio e di analisi, e per sostenere la ricerca di soluzioni ottimali al rischio di erosione delle coste. E’ dunque indispensabile l’impegno delle istituzioni, anche in termini economici, per il sostegno alle azioni di tutela e salvaguardia dell’ambiente, del mare e degli ecosistemi, promuovendo la ricerca e ogni buona pratica che aiuti a raggiungere ambiziosi obiettivi per il presente e il futuro delle nostre comunità».

«I dati e gli strumenti ci sono – ha commentato Renata Archetti, docente dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto – l’auspicio è che non rimangano nel cassetto e che la straordinaria attività dei nostri ricercatori possa essere messa al servizio delle prossime sfide per avere una costa in salute».

Il PROGETTO di ricerca STIMARE (finanziato* dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque) ha studiato e monitorato per due anni lo stato di erosione della costa adriatica in quattro siti specifici, Cervia, Riccione, Monopoli, Margherita di Savoia. «Lo sviluppo costiero della penisola italiana e delle sue isole si aggira sui 7.914 km – ha spiegato Archetti – e presenta le forme più varie, basti pensare che lo sviluppo costiero del Brasile è paragonabile, (di ben 7.490 chilometri). In Europa L’Islanda, la Spagna e la Francia rispettivamente pari 4,970 km, 4,964 km e 4,853 km e la Grecia con le sue Isole ha circa metà dell’estensione rispetto alle coste Italiane. E’ da questi numeri che si può partire per mostrare quanto siano significative le coste in Italia, partendo proprio dalla loro estensione».

Spesso si associa l’idea di coste a spiagge per uso turistico, ma le spiagge sono anche la linea di interfaccia tra mare e terra e la loro corretta gestione ed il loro mantenimento diventano fondamentali nella corretta pianificazione della gestione del territorio sia adesso sia in futuro, tenendo conto delle emergenze da affrontare, come quella dei cambiamenti climatici.

Venerdì 2 Luglio 2021 alle 12 presso la Sala Conferenze Stampa della Camera dei Deputati





Consegnare un mare sano alle future generazioni. Un obiettivo da raggiungere attraverso lo studio e il monitoraggio dello stato di salute delle coste ricavando informazioni utili per la necessaria azione di programmazione e pianificazione.

È quanto emerge a conclusione del Progetto di Ricerca biennale (2019/2021) STIMARE (Strategie Innovative per il Monitoraggio e l’Analisi del Rischio Erosione), coordinato dall’Università di Bologna, realizzato con il Politecnico di Bari (finanziato* dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque), i cui esiti saranno presentati venerdì 2 luglio alle ore 12 in conferenza stampa presso la Camera dei Deputati, alla quale interverranno la Sottosegretaria di Stato con delega alla Digitalizzazione Assuntela Messina, Renata Archetti, docente Università di Bologna e coordinatrice scientifica di STIMARE, Leonardo Damiani, docente Politecnico di Bari. Attesa la partecipazione del Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

Un progetto che contiene nel nome tutto il senso e l’impegno verso la tutela e la salvaguardia del mare che necessita della giusta attenzione per provare a invertire la rotta di un fenomeno, quale quello dell’erosione costiera, tutt’altro che marginale.

Le attività antropiche lungo le coste – l’alterazione dei bacini fluviali e del paesaggio, l’estrazione di acqua e idrocarburi dal sottosuolo – hanno, infatti, accelerato i processi di erosione costiera. I cambiamenti climatici, causa anche dell’aumento del livello medio del mare e di mareggiate sempre più intense e distruttive, accelerano il progressivo arretramento delle coste ed intensificano gli eventi di allagamento.

STIMARE è un progetto innovativo - realizzato da un team di 28 ricercatori coinvolti di cui il 43% è rappresentato da donne - nei metodi e nelle soluzioni proposte, che punta ad attenuare l’erosione costiera in modo sostenibile, attraverso azioni di gestione e opere a bassissimo impatto ambientale che non contrastano le naturali forzanti che causano l’erosione, ma cooperano con esse per invertirne il trend (da erosivo a ripascitivo). «Reagire alle mutazioni del territorio e delle coste dovute ai cambiamenti climatici è una tra le tante sfide del prossimo futuro – spiega Renata Archetti, ingegnere, docente dell’Università di Bologna e coordinatrice scientifica del progetto STIMARE - ciò sarà possibile mediante le conoscenze integrate di esperti ingegneri, oceanografi, geomatici, sociologi economisti e molte altre. È necessaria l’acquisizione di dati ambientali frequenti ed estesi sul territorio ed in mare per validare le previsioni delle trasformazioni in atto, ingegnarsi a concepire soluzioni a basso impatto per mitigare la vulnerabilità delle nostre coste. STIMARE ha contribuito in piccola scala, concorrendo all’ambizioso obiettivo di lasciare alle prossime generazioni il mare e le coste sane e capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici».

Del resto l’attenzione alla tutela del mare figura anche fra le cinque missioni dell’Unione Europea (https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/funding/funding-opportunities/funding-programmes-and-open-calls/horizon-europe/missions-horizon-europe_en) all’interno dell’ambizioso programma di ricerca Horizon Europe (HE), che individua al 2030 la salute degli oceani come una delle 5 missioni.

STIMARE si è concentrato su 4 siti di studio (Riccione, Cervia, Margherita di Savoia e Monopoli), analizzando gli impatti di 2 tecniche di difesa (Drenaggio delle spiagge e Eiettori), metodi di analisi dati, implementazione di sistemi di monitoraggio a basso costo, analisi della percezione del rischio di erosione mediante sondaggi, che rappresenta una significativa novità nel panorama della ricerca scientifica.

Monitorare le spiagge è un’attività strategica e funzionale nella pianificazione e gestione della costa, per comprendere l’evoluzione costiera a breve e a medio-lungo termine, per condurre analisi sulle dinamiche costiere e valutare l’efficienza delle strategie messe in pratica e da adottare in futuro non per la salvaguardia della spiaggia stessa, ma anche per le inevitabili ricadute sul settore turistico.

Sono state implementate videocamere intelligenti capaci di rilevare ed interpretare in tempo reale l'evoluzione della linea di riva, e mediante droni sono stati realizzati rilievi della topografia. La disponibilità dei big data raccolti permetterà, mediante tecnologie digitali (cloud, capacità di calcolo, intelligenza artificiale e analisi dei dati) di realizzare un ‘digital twin’, cioè un ‘gemello digitale’ del sistema mare/costa sul quale ‘testare’ scenari climatici, fattori di stress antropici o strategie politiche del Green Deal. Tutto ciò fornirà misure per migliorare la gestione del rischio di catastrofi, sviluppare piani territoriali, riferire sullo stato dell’ambiente, sulle attività costiere e misurarne l’impatto.





“La spiaggia è un ambiente molto delicato, con un equilibrio facilmente perturbabile” sottolinea Renata Archetti, docente del dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna, che lo scorso 24 giugno 2020 ha diretto insieme a un team composto da ingegneri, ecologi, biologi e geologi una campagna di monitoraggio interdisciplinare presso la spiaggia libera di Riccione.


L’iniziativa si iscrive all’interno di due importanti progetti di ricerca: il progetto Stimare e il progetto Tao.


Entrambi concentrano gli sforzi verso iniziative per tutelare le spiagge, con un grande alleato: la tecnologia.


Il primo progetto, gestito dall’Università di Bologna e di cui Archetti è coordinatrice, intende “analizzare la percezione del rischio costiero e implementare metodi non convenzionali per difendere le spiagge da erosione e allagamento, nuove tecnologie per un monitoraggio integrato della fascia costiera”.

Per quanto riguarda invece il progetto Tao (Tecnologie per il monitoraggio costiero) l’obiettivo è quello di “realizzare una piattaforma tecnologica costituita da stazioni di monitoraggio mobili e fisse a basso impatto ambientale e a basso costo, per l’indagine delle zone litorali e supra/sublitorali“, riuscendo in questo modo a realizzare modelli 3D del fondo e sottofondo marino e permettendo inoltre di prelevare campioni di acqua, acquisire immagini della linea di riva e valutare le condizioni ambientali. La campagna di monitoraggio svolta pochi giorni fa ha “molteplici aspetti innovativi – racconta la professoressa – nell’utilizzo di strumentazione non convenzionale, opportunamente implementata per poter fornire agli enti locali strumenti di monitoraggio a basso costo, poter avere informazioni integrate, utili per validare modelli numerici. Il monitoraggio, infatti, permette di osservare la costa, l’impatto degli interventi, per la previsione sono necessari i modelli previsionali, che necessitano delle osservazioni per essere calibrati e validati”.

L’attività di monitoraggio si è svolta presso la spiaggia libera di Riccione, territorio che ha visto un’importante incidenza delle attività antropiche che molto spesso hanno contribuito alla rovina dell’ecosistema e delle spiagge.


“Non dobbiamo ripetere gli errori fatti in quei litorali ancora naturali, preservandone il retrospiaggia, rispettare la qualità dell’ambiente”.

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